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I costumi popolari italo-albanesi, riccamente lavorati e ben rifiniti (colori, ricami e decorazioni), possono essere considerati tra i più belli dell'Europa e vengono indossati in occasione di particolari ricorrenze familiari, religiose o civili.
A Contessa Entellina, i costumi tradizionali esistenti sono recenti. Sono stati infatti confezionati, su parziale imitazione di quelli di Piana degli Albanesi, dal 1937 ad oggi e vengono indossati per la festa della patrona Maria SS. Della Favara, l'8 settembre, a Pasqua e per l'Epifania o in occasione di ricorrenze familiari o manifestazioni civili e culturali locali.

Il giorno dell'Epifania viene celebrata la S. liturgia solenne e la "Benedizione dell'acqua" nella fontana pubblica "biveri" per commemorare il battesimo di Gesù nel fiume Giordano. Mentre si canta l'inno "En Iordani" una colomba scende scivolando lungo una corda e si ferma sulla fontana davanti al celebrante: simboleggia lo Spirito Santo che apparve nel Giordano sotto forma di colomba. Secondo la tradizione, per l'Epifania si possono trarre gli auspici dell'anno appena cominciato: se quando scende la colonba soffia il vento di tramontana l'annata è povera, se soffia il vento di scirocco l'annata sarà abbondante.

La Pasqua a Contessa Entellina è ricca di momenti di intensa preghiera e suggestione. Per le strade i ragazzi il Giovedìì Santo e la notte di Pasqua girano cantando dei canti tradizionali che annunciano la morte e la resurrezione di Cristo.
Da non perdere è la funzione religiosa della notte di Pasqua quando il Papas dopo una funzione accende una grossa candela, le luci della chiesa si spengono, i fedeli passano davanti al celebrante accendono la loro candela e in processione escono fuori.
Fuori, con le porte della chiesa chiuse il Papas celebra un'altra funzione alla fine bussa per tre volte annunciando la resurrezione di Cristo.
All'inizio la porta della chiesa rimane chiusa, ma dopo viene spalancata e i fedeli entrano.
Oltre a questa breve descrizione e ad un piccolo filmato che potete scaricare dal pulsante in alto "Filmati" c'è da dire che la chiesa, per terra, è cosparsa di alloro e che i fedeli dovrebbero tenere pertutta la durata della funzione la candela accesa e poi portarla a casa e conservarla per accenderla durante l'anno nei momenti difficili.

Festa del due novembre
Secondo il calendario liturgico romano il 2 novembre si commemorano i defunti, mentre nel calendario liturgico bizantino tale commemorazione ricorre il sabato che precede la domenica di Carnevale ed il sabato che precede la domenica di Pentecoste.
Per tali ricorrenze vengono dedicate ai defunti particolari e più frequenti funzioni religiose: messa nella cappella del cimitero, visita ai defunti, particolari funzioni religiose celebrate nella Chiesa dedicata alle Anime Sante del Purgatorio.
Come ricordano molte persone anziane, fino a 50 anni fa, nella predetta chiesa, per tutto il mese di novembre, al mattino presto si pregava per i defunti: si recitava il rosario, veniva celebrata la S. Messa, in parte cantata, ed a conclusione si cantava il noto inno arbëresh “Parkalèsiëm për shpìrtrat e mirë”.
Inoltre per tutto il mese di novembre rimaneva esposta in tale chiesa, accanto all’altare, una tela, dipinta nel 1746, che rappresenta la morte.
Come si può notare in questo dipinto, riprodotto nel presente pieghevole, nella parte centrale la morte è rappresentata dal cadavere di un uomo disteso e nella parte inferiore invece sono dipinti il cappello dei papi (tiara), dei re (corona), dei cardinali, dei vescovi, dei sacerdoti, ecc. per significare che di fronte alla morte tutti gli uomini sono uguali.
Nella parte alta della tela sono riportate le seguenti parole, che invitano alla meditazione:
“U son or le ricchezze, u son gl’anni e le gemme e gli scettri e le corone, le mitre con purpurei colori?”
“Fermati e pria ch’altrove volgi i passi rimani attento e se non piangi all’ora o l’anima hai tu di bronzo o il cuore di sasso”.
“Si muore ed ogni cosa si lassa et all’eternità si passa”.
“Ferma il passo e guarda in me mortale la tua figura cangiata affatto, non forse in vita mia son stato tale qualor tu mi vedi brutto e sfatto, io fra viventi un dì a te fui eguale, tu un dì come me sarai disfatto, nè saprai se non io l’originale o tu l’originale ed io ritratto”.
“Fuimus sicut vos, eritis sicut nos” “Fummo come voi, sarete come noi”
“O tu che guardi in giù, io fui come sei tu, sarai tu come sono io”. “Pensa a questo e vai con Dio”.
Nella chiesa della Madonna della Favara vi sono due dipinti su tela dedicati alla morte, appesi alle pareti appena si entra, uno a destra e l’altro a sinistra (vedi riproduzione in questo pieghevole). Un dipinto rappresenta la buona morte: un uomo sul letto circondato dagli angeli, dall’affetto dei suoi cari, dai santi, ecc. Vi si leggono le seguenti parole:
“A diu mi cedirò eternamenti, pri essiri cristianu e penitenti”.
L’altro dipinto invece è dedicato alla cattiva morte: un uomo disperato circondato da demoni. Vi sono scritte anche le seguenti parole:
“Li spassi ntra lu meghiu mi mancaru, unni l’anni mei comu vularu”.

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